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Il deserto è stato sempre vissuto, nel nostro immaginario, come un mondo lontano e inospitale, denso di insidie e terribili minacce, terra di popolazioni dalle tradizioni oscure e arcane, completamente estranee al nostro modo di vivere. Oppure è stato sentito come il
simbolo dell'eterno e dell'infinito, un cosmo a sé, tanto lontano da sembrare astratto, ma intriso della poesia e del mistero che sono propri delle situazioni esotiche, irraggiungibili, inimmaginabili.

In realtà il deserto non è solo silenzio, vuoto, spazio sconfinato. Il deserto è anche la terra di uomini che hanno saputo adattarsi a questo ambiente aspro e inospitale, e che ne traggono rifugio e nutrimento.

Non è ancora consueto pensare al deserto come meta per un viaggio,

tuttavia, da alcuni anni, si moltiplicano le proposte, da parte di operatori specializzati, di tour nel deserto, non privi di scomodità e disagi, il che non li rende fruibili da tutti. In Tunisia è possibile avvicinarsi ad alcuni aspetti di questo mondo ricco di fascino in modo molto semplice e relativamente confortevole, tale da essere adatto anche a bambini (dai 6-7 anni). Numerosissime sono le agenzie, in tutte le principali località di mare, che offrono, a prezzi più che accessibili, escursioni di due-tre giorni nelle oasi del sud (v. itinerari).


Il Sahara
Le oasi
I chott
Il nome arabo Sahara significa il Grande Vuoto, ma in ere geologiche passate, quello che è poi diventato il Sahara aveva tutt'altro aspetto. 

Fino al Giurassico, il Sahara era sommerso dalle acque degli oceani, poi  il progressivo innalzamento del plateau nordafricano lo fece emergere definitivamente dalle acque.  A testinomianza di ciò rimangono i numerosi chott - laghi salati - e numerosi fossili di conchiglie.

Un clima favorevole ha forse accompagnato l'arrivo, dall'Africa orientale, dei nostri primi antenati - l'homo habilis prima, ed erectus successivamente. Infatti numerose testimonianze fossili e graffiti narrano di un Sahara percorso da numerosi corsi d'acqua, coperto da paludi, savane e foreste e popolato da elefanti, rinoceronti, bufali, giraffe, gazzelle. La profonda trasformazione è iniziata alla fine della glaciazione di Wurm, 12.000 anni fa, con la progressiva e inarrestabile desertificazione.  La grande fauna e la vegetazione scomparvero, lasciando il deserto agli attuali padroni incontrastati: il vento e la sabbia.

Nel Sahara si possono identificare diversi tipi di paesaggio: l' hamada, deserto di roccia nuda, erosa dai venti in forme bizzarre, il serir, formato da uno strato di ciottoli e ghiaia e l' erg, il deserto sabbioso, nel Sahara centrale, formato dalle caratteristiche dune di sabbia. In Tunisia sono presenti tutte e tre queste forme di deserto. Sono assenti i corsi d'acqua e l'idrografia è rappresentata da una rete di valli disseccate e di fiumi fossili, nei quali scorre l'acqua solo in caso di piogge eccezionalmente abbondanti. Ricca è invece la circolazione sotterranea alimentata da numerose falde poste a diverse profondità che consentono la sopravvivenza della grande maggioranza delle oasi.

Quando pensiamo alle oasi immaginiamo che siano il frutto del caso, scaturite spontaneamente dove c'è una minima presenza di acqua, che si tratti cioè di regali della natura, elementi spontanei e casuali. Niente di più sbagliato. In realtà, queste incredibili isole tra le sabbie sono il risultato di un progetto raffinato, di una geniale organizzazione dello spazio e delle risorse idriche e del duro lavoro di generazioni di uomini. Sono un'opera straordinaria, realizzata seguendo tradizioni, conoscenze antichissime e tecniche di irrigazione sofisticate e precise.

Le palme da dattero sono alberi esigenti che richiedono cure continue, i canali di irrigazione devono essere tenuti in perfetta efficienza e l'oasi va costantemente difesa dalla sabbia portata dai venti. Inoltre, per assicurare un buon raccolto, le palme da dattero vengono impollinate a mano, una ad una. Le oasi sono caratterizzate da coltivazioni su più livelli: l'ombra delle palme da dattero crea un microclima che consente la coltivazione di alberi da frutto, come ad esempio fichi, mandorli, melograni, banane e di ortaggi di vario genere, cereali, hennè. 

L'oasi di Tozeur è un esempio mirabile di questo straordinario lavoro dell'uomo. L'oasi copre circa 10 kmq e comprende quasi 200.000 palme da dattero. Il complesso sistema di irrigazione si deve a Ibn Chabbat (XIII sec.). Lo alimentano 200 sorgenti, la cui acqua è convogliata  in canali di scolo, detti seguias, e controllata da una serie di chiuse. Questo sistema consente l'equa distribuzione dell'acqua tra gli appezzamenti senza sprecare questa risorsa preziosissima.

La crescente richiesta idrica dovuta allo sviluppo turistico ha fatto scendere il livello delle falde acquifere e molte sorgenti si sono già prosciugate, mettendo in serio pericolo la sopravvivenza del fragile equilibrio idrico delle oasi. Per ovviare a tutto ciò si scavano pozzi a profondità sempre maggiori (fino a oltre 2.000 m). L'acqua che ne scaturisce è acqua caldissima (anche oltre 70°), che non può quindi essere usata direttamente per l'irrigazione, senza essere prima raffreddata. Il raffreddamento avviene per convezione, in caratteristici canali concentrici.

La zona mediana della Tunisia, al margine settentrionale delle aree sahariane, è caratterizzata da tutta una serie di aree depresse con quote anche inferiori al livello del mare: è l’area dei chott, che dal golfo di Gabes arriva fino al confine con l’Algeria.

I chott sono laghi salati, che hanno avuto origine circa 6 milioni di anni fa, quando il mare abbandonò queste terre, lasciando dietro di sé ingenti depositi salini.

Offrono un paesaggio del tutto particolare: sono distese piatte e quasi bianche, formate da miliardi di cristalli di sale, interrotte qua e là da qualche pozza d’acqua dalle sfumature colorate.  Sono inoltre il regno dei miraggi, provocati dalla rifrazione della luce attraverso strati d’aria di diversa densità.

Essendo posti a quote molto basse (a volte a quote inferiori al livello del mare), i chott fungono da bacini di raccolta delle scarse acque di precipitazione e nella stagione piovosa si ricoprono di un sottile velo d’acqua.

I sali che costituiscono i chott sono principalmente sali clorurati, quindi sali di sodio, potassio, manganese ed altro. E ai diversi sali, ed alle impurità in essi contenute, si devono le colorazioni pastello delle pozze d’acqua che qua è la punteggiano la superficie dei chott: rosa, azzurro, verde chiaro.  Ad ogni sale corrispondono colorazioni diverse, ad esempio il cloruro di potassio (silvite) può assumere un colore rossastro o violetto.

    Come e quando si sono formati

Anticamente, quella che attualmente è la fascia dei chott, era sommersa dal Mediterraneo e questi bacini sono ciò che ne rimane.

L'origine della depressione è da far risalire ad un fenomeno geologico noto con il nome di "Crisi di Salinità del Messiniano":  circa 6,3 milioni di anni fa gli spostamenti della zolla africana contro quella eurasiatica  interruppero il collegamento, attraverso lo stretto di Gibilterra, tra il Mediterraneo e l’oceano Atlantico. La conseguenza fu il prosciugamento quasi totale del Mediterraneo.

Quando, nel Pliocene, un milione di anni più tardi, si ristabilirono i collegamenti con l’oceano Atlantico, e il Mediterraneo tornò ad essere un mare, parte delle aree nord africane rimase comunque emersa. E' in queste aree che si trovano i chott.