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Ecosistemi, clima, inquinamento


Chi crede che i problemi ambientali non lo riguardino si sbaglia. Ormai l’inquinamento, la distruzione degli ecosistemi, i cambiamenti climatici e la distruzione delle risorse sono arrivati a un punto tale, che i guasti sono ben evidenti a chiunque. Le previsioni indicano un futuro fosco e non si tratta di un futuro ipotetico che interesserà chissà quali lontane generazioni, si tratta del futuro che è alle porte, il nostro futuro e quello dei nostri figli. Fra meno di 40 anni, si calcola che spariranno le Maldive a causa degli stravolgimenti climatici. Prima ancora svaniranno le nevi del Kilimangiaro, principale serbatoio di risorse idriche per gran parte dell’Africa orientale, con danni incalcolabili e irreversibili per una vastissima regione e decine e decine di milioni di persone. La foresta amazzonica, fonte principale dell’ossigeno che respiriamo, è ridotta ormai a un pallido fantasma di quello che è stata. Vaste aree del pianeta subiscono i danni della desertificazione, problema che si fa sentire anche nell’area mediterranea, mentre noi ci stiamo avvelenando e ammalando nelle nostre città inquinate, respirando veleni e mangiando cibi contaminati.

E’ essenziale prendere coscienza che il mondo che stiamo distruggendo in modo irreversibile è il nostro pianeta. Dobbiamo considerarlo nostro patrimonio da difendere e preservare, come la più preziosa delle ricchezze, perché non abbiamo un altro posto dove vivere. Dobbiamo assolutamente trovare una via di sviluppo sostenibile. Subito, prima che sia troppo tardi.

La terra non la ereditiamo dai nostri padri, ma l'abbiamo in prestito dai nostri figli.
Proverbio degli Indiani d'America
Vi propongo un articolo che mi sembra particolarmente ricco di argomenti e di spunti di riflessione. Parla dell’Amazzonia, ma potrebbe adattarsi a qualsiasi altro luogo, perché lo scempio delle risorse naturali è ormai universale, come universale sembra purtroppo l’indifferenza con cui lo si compie:
Amazzonia in cenere di Michele Zuim, per gentile concessione di PeaceReporter
Rassegna di articoli e dossier
Dossier SMOG
da Gaiaitalia.it
Testo del protocollo di Kyoto.
Cambiamenti climatici: cause, effetti, soluzioni
da Legambiente
Emergenza desertificazione
da GeenCross

Pianeta Terra o Pianeta Serra?
Quali sono i "costi umani" dei cambiamenti climatici? Diminuzione della disponibilità complessiva di cibo, con rischi per il delicato processo di sviluppo dei paesi del Terzo Mondo. Rischi sanitari: malattie tipiche delle latitudini tropicali, quali malaria, febbre gialla ecc., potrebbero interessare anche le zone temperate. Ma non solo ...
da Greenpeace
Le cause dei cambiamenti climatici
L'attività dell'uomo, a partire dalla rivoluzione industriale, ha comportato un drastico aumento della CO2 immessa in atmosfera, dovuto alla combustione delle riserve di petrolio e gas naturale, in quantità maggiori di quanto lo stesso ecosistema globale potesse assorbire.
da Greenpeace
I profughi del clima
L’Australia deve prepararsi ad accogliere i profughi del mutamento climatico dalle nazioni-arcipelago del Pacifico che rischiano di affondare con il sollevamento dei mari, legato al riscaldamento globale e causato dalle emissioni di gas serra.
da La Nuova Ecologia
Profughi ambientali: la nuova emergenza del millennio
le Maldive a causa dell’innalzamento del mare perderebbero gran parte dell’arcipelago; l’Africa occidentale dove la capitale del Gambia sarebbe completamente sommersa; il delta del Nilo con la città di Alessandria d'Egitto (8 milioni di abitanti).
da Legambiente
Un rapporto preparato nel 2003 dal ministero della difesa americano ha analizzato le implicazioni per la sicurezza di un mutamento brutale del clima nei prossimi 20 anni. Uno dei possibili scenari ha mostrato che l'aumento potrebbe provocare siccità in vaste regioni agricole mondiali d'importanza fondamentale, crollo delle temperature in alcune regioni e calore estremo in altre, rivolte civili e migrazioni di masse per la crescente insicurezza sulla disponibilità di acqua e cibo.
da WWF

Orsi polari minacciati dalla chimica e dai cambiamenti climatici
Gli orsi polari, i più grandi carnivori terrestri del Pianeta, sono in pericolo a causa delle minacce globali per eccellenza: la diffusione delle sostanze chimiche, che si accumulano nella catena alimentare, e i cambiamenti climatici
da WWF

Cieli vuoti, uccelli a rischio
Circa 1.213 delle 9.917 specie esistenti – cioè una su otto - sono a rischio di estinzione. Il pericolo più grave - la distruzione e il degrado dell'habitat - minaccia l'87% di questi animali.
da WWF

Un regalo per la vita: sostanze chimiche pericolose nel sangue del cordone ombelicale
Uno studio, commissionato da Greenpeace e WWF-UK al laboratorio TNO, ha analizzato campioni di sangue di un certo numero di donne, confermando che l’organismo materno passa alla prole, involontariamente, le sostanze chimiche pericolose impiegate nei prodotti di uso quotidiano. Le sostanze identificate in questi campioni sono utilizzate in normali prodotti di uso quotidiano, fra cui computer, giocattoli, profumi, magliette e scarpe.
da Greenpeace

L'energia nucleare non è sicura, né pulita, né economica
Prima e dopo Chernobyl esiste una lunga casistica di incidenti legati al nucleare, senza contare il problema delle scorie. L'alternativa ai combustibili fossili, va cercata altrove.
da GreenCross

Brasile - Acre - 29.10.2005
Amazzonia in cenere
'Un campo di battaglia dopo un giorno di sterminio': viaggio nella foresta bruciata
scritto da Michele Zuim, per gentile concessione di PeaceReporter
 
Non so proprio come possa definirsi lo stato d’animo provato dai miei amici e da me nella "ricognizione" effettuata nel cuore di quello che ormai solo convenzionalmente si dice "foresta amazzonica". Destino, privilegio, ventura: ci sembra di aver assistito a un raro e doloroso spettacolo.
 
Nessun grido. Per tutti noi il termine Amazzonia evoca la "foresta", innervata da cento e cento fiumi, ma anche, a partire da 25-30 anni, la sua costante, incessante e progressiva distruzione.
Nessun grido, nessuna denuncia per quanto accorata o disperata o autorevole, ha sortito l´effetto di fermare la mano incendiaria dei responsabili di tanta distruzione.
La lotta dell’"animale razionale"per eccellenza, dell’uomo, condotta contro il prodotto tessuto da miliardi di anni dalle forze vive e creatrici della natura piu´ rigogliosa e forte volge al suo termine. Il fantasma di Bacone, che solo qualche secolo fa invitava l’uomo a "violentare" la natura per i propri fini si aggira soddisfatto nelle immense lande bruciate e distrutte.
 
La fine della foresta. Quando per Amazzonia s'intende foresta, alla stessa stregua con cui dicendo Sahara si intende deserto, ci si sbaglia: la foresta sta gia` cessando da tempo di esistere, al ritmo di un miliardo e 300 milioni di alberi tagliati e bruciati all´anno. La bruciano tutti, dal piccolo proprietario terriero a quello di mezza tacca, su su sino al vero distruttore storico, il grande latifondista che della distruzione della foresta si è fatto un punto d`onore personale. Si brucia così, per abitudine, per comodità e risparmio di fatica, per buon calcolo, per pseudo-imprenditorialità o anche per "simpatia" quando un incendio si propaga nelle proprietà vicine. Si brucia con tranquillità, sempre illegalmente. I tutori della legge operano a poche ore, a volte a poche decine di minuti dai luoghi degli incendi, il che è assolutamente indifferente a fini degli interventi. Che non ci sono. I loro potenti mezzi, che comprendono elicotteri e fuoristrada, mostrano gli inutili muscoli metallici di fronte ai loro uffici.Gli incendi? Si presume che le loro risposte a tale essenziale quesito siano analoghe a quelle di tutti i buoni e onesti apparati burocratici di questo mondo: troppo spesso sovraintendono solamente ai problemi, intimamente consapevoli di non doverli per nulla risolvere.
Qualcuno auspica l’intervento dell’esercito nella lotta. Forse questo, data la sua forza, potrà vincere al loro posto la battaglia. Le lande dove c’era la foresta che ora non c’è più,  lande ora grigie ora nere di cenere, con cimiteri di alberi carbonizzati dal fuoco e schiantati scompostamente al suolo, danno l’idea di campi di battaglia dopo una giornata di sterminio. E ciò crea nell’anima quella strana sensazione dolorosa che ha suscitato la visione della caduta delle "torri gemelle" di New York e che susciterebbe l’assistere alla caduta della torre Eiffel o a quella di Pisa, oppure all’esplosione del Colosseo per destinare l’area a un parcheggio di auto.
 
Vantaggi fasulli. Questa orribile distruzione per alcuni è un’operazione positiva perché permette anche al più piccolo proprietario di terreno bruciato prima e messo a pascolo poi, di raggiunere lo status di piccolo benestante, col fuoristrada dai vetri oscurati in garage, la televisione al plasma per i figli e la cyclette da ginnastica per la signora. Ma ecco l’assoluta idiozia che avvolge l’intera faccenda: non sarà mai così, non potrà - e ciò è inconfutabilemnete dimostrato - mai essere una fonte di ricchezza per alcuno la foresta trasformata in pascolo, con queste mandrie di vacche scheletrite che si trascinano a brucare su rendite solo annuali di erba, fornita da prati che diverrano sabbiosi in breve tempo e che si trasforma poi in uno strano vegetume che alla lunga non attirerà nemmeno un maiale.
E se da queste parti si sta annientando il polmone d’ossigeno del mondo, da altre parti (Cina e India) si sta creando un parco veicoli di 700 milioni di vetture a benzina. Nel mezzo, nella consunta e imbolsita Europa, qualcuno finalmente si mette a pensare in termini un po’ più adeguati alla gravità della situazione.
 
Bene. Bello. Giusto. I discendenti diretti dei creatori del mito del progresso scientifico prima e di quello conseguente economico poi, impregnati di positivo liberalismo, che oggi hanno il sano dubbio che un albero abbattuto non sia principalmente un problema di costi espresso in tempi e motoseghe, ma di ossigeno che viene definitivamente meno all’umanità. E si chiedono se l’immensa capacità produttiva guadagnata oggi dal pianeta nel suo insieme non significhi in definitiva uno spreco tanto immenso quanto inutile e dannoso.Occorrerebbe, di fronte a tanti anni di insensatezza, ripensare al concetto di Bene, Bello e Giusto. Ma questo certamente non si farà.
 
Peccato originale. Il dramma è che non ci sarà più, la prossima volta, un’arca di Noè a salvare l’umanità dal disatro incipiente che i più attenti degli umani percepiscono come inevitabile. Il mondo intero e` l’Arca. Se questo perisce, nessuno si esimerà dal pagare un prezzo severo, se non tremendo. Con l’unico vantaggio che si potrà capire il vero significato di quello che si chiama  "il peccato originale".